Singer Israel Joshua - 1933 - Di un mondo che non c'è più by Singer Israel Joshua

Singer Israel Joshua - 1933 - Di un mondo che non c'è più by Singer Israel Joshua

autore:Singer Israel Joshua [Singer Israel Joshua]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, Literary
ISBN: 9788833974408
Google: k7LZCgAAQBAJ
Amazon: B017HEVX5M
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2015-11-03T23:00:00+00:00


In onore di suo padre un uomo ci spacca i vetri delle finestre e poi chiede perdono in calzini

Dopo i soggiorni a casa del nonno la povertà, l’isolamento e il provincialismo di Leoncin ci deprimevano come non mai. Ai nostri occhi il minuscolo shtetl appariva perfino più misero di quanto non fosse nella realtà. La mamma, che a casa del padre rinasceva, ripiombava nel suo mutismo ostinato. Non aveva ancora rinunciato alla speranza di riuscire a convincere nostro padre ad affrontare l’esame ufficiale che gli avrebbe consentito di diventare rabbino di una comunità prospera, e nel passare da Varsavia aveva investito due rubli nell’acquisto di un corso che prometteva al lettore una buona padronanza della conversazione e della grammatica russa. Il corso consisteva in parecchie decine di libretti rilegati su cui era impresso il ritratto dell’autore, un tizio con il pince-nez, la barba molto curata e uno zucchettino del tipo che indossano i comici chiamati a intrattenere gli ospiti dei matrimoni. Sotto il ritratto era inciso il nome di Naftali Hertz Neimonowitz. Il nome e la faccia di quell’uomo mi affascinavano, e cominciai a imparare il russo da autodidatta, seguendo il suo metodo. I raccontini usati come testo, ciascuno con la propria morale, piacquero un sacco a me e a mia sorella, ma lasciarono del tutto indifferente nostro padre. Per un po’ la mamma fece appello a tutta la logica e alla dialettica che possedeva per convincere papà a mettere da parte i libri sacri e a seguire il corso. Per facilitargli il compito, si studiava le lezioni prima di ripeterle insieme a lui. Ricordo ancora gli sforzi immani di nostro padre per pronunciare parole bizzarre come podiezh, skazuiemoie e sushestvuiuscii.

Ma le lezioni gli vennero ben presto a noia. Si rifiutò nel modo più assoluto di imparare a memoria una canzoncina russa che comprendeva versi tipo: Gatto peloso / caprone lanoso...

«È inutile. Non mi farò mai esaminare dal governatore, punto e basta» decretò, e tornò ai suoi libri sacri.

La mamma terminò il corso a tempo di record. Se l’esame l’avesse dovuto sostenere lei, e non nostro padre, i nostri problemi sarebbero stati risolti. Ma purtroppo era solo una donna e quella sua intelligenza pronta rappresentava uno svantaggio, più che un pregio. Mia sorella e io invece sfogliammo quei libretti e di lì a poco cinguettavamo in russo come due passerotti. Magari la nostra pronuncia non era proprio impeccabile, però imparammo a memoria tutte le frasette e i racconti morali.

«Molto bene, studia!» mi incalzava la mamma, «così quando verrà il tuo turno l’esame lo passerai come ridere».

Non aveva alcun dubbio che da grande sarei diventato un rabbino; voleva solo che diventassi un rabbino di quelli che non hanno paura di sostenere un colloquio con il governatore generale.

Quando mia sorella chiese a nostra madre che cosa avrebbe fatto lei da grande, ebbe in risposta un’altra domanda: «Che cosa può fare da grande una ragazza?»

Mia sorella, che aveva sofferto di gelosia fin dall’infanzia, non riusciva a digerire che le sue capacità intellettuali non fossero apprezzate.



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